Alda Merini Poesie

Famosissima poetessa, aforista e scrittrice italiana, Alda Merini è l’autrice di tantissime opere celebri ed importanti.

Le poesie di Alda Merini sono tra le più amate e ricercate, le sue parole emozionano ed entrano fin dentro l’anima ed  è per questo che abbiamo creato una selezione di quelle che, secondo noi, sono le sue opere più belle.

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Poesie Alda Merini

Le poesie di Alda Merini sono famosissime proprio perché cariche di passione ed emozioni che la poetessa stessa è riuscita a trasmettere prendendo spunto dalla sua vita travagliata tra amore e passione. Qui di seguito una bellissima raccolta delle Poesie di Alda Merini, selezionate tra le più belle e profonde.

Alda Merini Poesie d’ amore

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No, non tornare

No, non tornare, avrei crudo sgomento
e mi toglieresti a questi dolci sogni
o forse troveresti che disfatta
è la mia carne e la mia croce viva,
non tornare a vedermi, sono in pace
con le sfere assolute dell’amore
e mi giaccio scoperta e solitaria
come una rosa sfatta nel sereno.

(da “Destinati a morire” 1980)

I versi sono polvere chiusa

I versi sono polvere chiusa
di un mio tormento d’amore,
ma fuori l’aria è corretta,
mutevole e dolce ed il sole
ti parla di care promesse,
così quando scrivo
chino il capo nella polvere
e anelo il vento, il sole,
e la mia pelle di donna
contro la pelle di un uomo.

(da “La Terra Santa”)

Sono nata il ventuno a primavera

Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.

(da “Vuoto d’amore”)

Amore che giaci

Amore che giaci
dentro un’ampolla di vetro
per le ricerche nobili
di chi ha scoperto
il verde delle stagioni,
con gli arabeschi dei prati
abbiamo intesssuto la veste
e giubilando del nulla,
attoniti dentro la fede,
abbiamo gustato il vino
dell’incantevole inganno.

(da “Ballate non pagate”)

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Potresti anche telefonarmi

Potresti anche telefonarmi
e dirmi in un soffio di vita
che hai bisogno del mio racconto:
favole di una bimba che legge i sospiri,
favole di una donna che vuole amare,
una donna che cerca un prete
per avere l’estrema unzione.

(da “La volpe e il sipario” – 1997)

In cima ad un violino 

In cima ad un violino
ci sta forse un respiro
che nessuno raccoglie
perché è un senso d’amore.
Tu suoni per il vento e viaggi
dove la pace sussurra tra le piante
tutta una nostalgia.

(da “Clinica dell’abbandono” – Einaudi 2004)

 

Amai teneramente dei dolcissimi amanti

senza che essi sapessero mai nulla.

E su questi intessei tele di ragno

e fui preda della mia stessa materia.

In me l’anima c’era della meretrice

della santa della sanguinaria e dell’ipocrita.

Molti diedero al mio modo di vivere un nome

e fui soltanto una isterica.

(da “La gazza ladra”)

Non ti dispiaccia.

Non ti dispiaccia che parli il tuo nome;
non ti dispiaccia che io porti pietra
e che con essa tutta mi ragioni, 
io sono nell’inferno e ora faretra
reggo d’amore ed ora sinfonia;
fa’ che io per te nel canto non m’arretra
ma colpirmi di sì dolce armonia
che al sol si sciolga questa triste pietra
che alla morte mi porta e mi ci avvia.

(da “Le rime petrose”)

Apro la sigaretta

Apro la sigaretta
come fosse una foglia di tabacco
e aspiro avidamente
l’assenza della tua vita.
È così bello sentirti fuori,
desideroso di vedermi
e non mai ascoltato.
Sono crudele, lo so,
ma il gergo dei poeti è questo:
un lungo silenzio acceso
dopo un lunghissimo bacio.

(da “Ballate non pagate” 1° ed. Einaudi 1995)

Le Poesie più belle di Alda Merini

Un’armonia mi suona nelle vene

Un’armonia mi suona nelle vene,
allora simile a Dafne
mi trasmuto in un albero alto,
Apollo, perché tu non mi fermi.
Ma sono una Dafne
accecata dal fumo della follia,
non ho foglie né fiori;
eppure mentre mi trasmigro
nasce profonda la luce
e nella solitudine arborea
volgo una triade di Dei.

(da “La Terra Santa” 1996)

La bambina

Invecchiando mi diedi al vino
ma non avevo colpa
di preferire il vino a un uomo
che mi tradiva con la cugina.
Lei era polposa e fresca
e forse gli avrebbe portato in dote un figlio,
il figlio che eroicamente io non avevo
così annegai la mia sete nell’acquavite
e morii presto sotto un’acacia immensa
mentre prendevo l’ultimo sole d’inverno.

(da “Superba è la notte”)

Del tutto ignari della nostra esistenza

Del tutto ignari della nostra esistenza
voi navigate nei cieli aperti dei nostri limiti,
e delle nostre squallide ferite
voi fate un balsamo per le labbra di Dio.
Non vi è da parte nostra conoscenza degli angeli,
né gli angeli conosceranno mai il nostro martirio,
ma c’è una linea di infelicità come di un uragano
che separa noi dalla vostra siepe.
Voi entrate nell’uragano dell’universo
come coloro che si gettano nell’inferno
e trovano il tremolo sospiro
di chi sta per morire
e di chi sta per nascere.

(da “La carne degli angeli“)

Tu te ne sei andata

Tu te ne sei andata
hai lasciato dietro di te
il chiaro profumo dell’ombra,
o fiore di questo mio corpo
o specie martoriata di figlia,
tu te ne sei andata
uno spazio di vento
che ha indurito il mio cuore.

(da “Destinati a Morire. Poesie vecchie e nuove”)

Quando l’angoscia

Quando l’angoscia spande il suo colore
dentro l’anima buia
come una pennellata di vendetta,
sento il germoglio dell’antica fame
farsi timido e grigio
e morire la luce del domani.

E contro me le cose inanimate
che ho creato dapprima
vengono a rimorire dentro il seno
della mia intelligenza
avide del mio asilo e dei miei frutti,
richiedenti ricchezza ad un mendìco.

( 1954 da “Nozze romane” 1955)

Charles Charlot Charcot

Charles Charlot Charcot,
rimembranza dolce,
vieni tu dall’Andalusia,
vieni tu dal miraggio segreto
del florilegio dei sensi?
Charles, Charcot,
tu che hai nel duro cappello
le melodie del gioco,
sei giocoliere o amante?

(da “Poesie per Charles” 1982)

Spazio

Spazio spazio, io voglio, tanto spazio
per dolcissima muovermi ferita:
voglio spazio per cantare crescere
errare e saltare il fosso
della divina sapienza.
Spazio datemi spazio
ch’io lanci un urlo inumano,
quell’urlo di silenzio negli anni
che ho toccato con mano.

(da “Vuoto d’amore”)

C’è una faccia maligna

C’è una faccia maligna
dietro una sedia della mia anima,
una faccia che ride di chiunque.
Idioti e allocchi
che corrono sempre dietro
alle inutili glorie del mondo
che non immaginano affatto
quanto costi
in dolore la poesia.
La poesia è un castello di solitudine
con qualche rarissima finestra
di rotte allegrie.

(da “Terra d’Amore” poesie, racconti, aforismi. Ed. Acquaviva)

Il gobbo

Dalla solita sponda del mattino
io mi guadagno palmo a palmo il giorno:
il giorno dalle acque così grigie,
dall’espressione assente.
Il giorno io lo guadagno con fatica
tra le due sponde che non si risolvono,
insoluta io stessa per la vita
… e nessuno m’aiuta.
Mi viene a volte un gobbo sfaccendato,
un simbolo presago d’allegrezza
che ha il dono di una stana profezia.
E perché vada incontro alla promessa
lui mi traghetta sulle proprie spalle.

(22 dicembre 1948 – da”Poetesse del Novecento” 1951)

Canto alla luna

La luna geme sui fondali del mare,
o Dio quanta morta paura
di queste siepi terrene,
o quanti sguardi attoniti
che salgono dal buioa ghermirti nell’anima ferita.

La luna grava su tutto il nostro io
e anche quando sei prossima alla fine
senti odore di luna
sempre sui cespugli martoriati
dai mantici
dalle parodie del destino.

Io sono nata zingara, non ho posto fisso nel mondo,
ma forse al chiaro di luna
mi fermerò il tuo momento,
quanto basti per darti
un unico bacio d’amore.

(da “Vuoto d’amore” Einaudi 1991)

E perciò non ti chiamerò al telefono

E perciò non ti chiamerò al telefono
né avrò bisogno delle tue vene che pulsano
il dolore prosciuga tutto
il dolore è un anello sponsale
ti sposa nella dolcezza
e nella verecondia feroce,
io oggi mi sono sposata al dolore,
mi sono divisa da te.

da (Le satire della Ripa” 1983)

Ieri ho sofferto il dolore

Ieri ho sofferto il dolore,
non sapevo che avesse una faccia sanguigna,
le labbra di metallo dure,
una mancanza netta d’orizzonti.
Il dolore è senza domani,
è un muso di cavallo che blocca
i garretti possenti,
ma ieri sono caduta in basso,
le mie labbra si sono chiuse
e lo spavento è entrato nel mio petto
con un sibilo fondo
e le fontane hanno cessato di fiorire,
la loro tenera acqua
era soltanto un mare di dolore
in cui naufragavo dormendo,
ma anche allora avevo paura
degli angeli eterni.
Ma se sono così dolci e costanti,
perché l’immobilità mi fa terrore?

(da “La terra santa”)

Getto noccioli di cartone

Getto noccioli di cartone,
suono per militi di cartapesta,
ora sono tutta funesta
e ho dato mille canzoni.

(da Ballate non pagate, 1995)

Bambino

Bambino, se trovi l’aquilone della tua fantasia
legalo con l’intelligenza del cuore.
Vedrai sorgere giardini incantati
e tua madre diventerà una pianta
che ti coprirà con le sue foglie.
Fa delle tue mani due bianche colombe
che portino la pace ovunque
e l’ordine delle cose.
Ma prima di imparare a scrivere
guardati nell’acqua del sentimento.

Corpo, ludibrio grigio

Corpo, ludibrio grigio
con le tue scarlatte voglie,
fino a quando mi imprigionerai?
anima circonflessa,
circonfusa e incapace,
anima circoncisa,
che fai distesa nel corpo?

(da “La Terra Santa” 1984)